Il vino in cucina

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Il vino viene sempre considerato come bevanda che riesce ad attestarsi su diversi mercati, dal più economico al più lussuoso. Ma in realtà il vino in cucina ha nella sua storia un utilizzo molto ampio ed importante, relegato però con troppa facilità ad accessorio e di poca importanza.

A chi non è capitato di utilizzare vini meno pregiati per cucinare? E’ giusto o sbagliato? La mia risposta è: tecnicamente poco corretto, ma eticamente approvabile.

Ovvero ci sono momenti in cui la cucina richiede un intervento di gusto specifico da parte del vino, e altre volte in cui è l’etica della riduzione degli sprechi, e l’arte di saper elevare gli alimenti più poveri a pietanze speciali che deve prevalere.

Il vino in cucina trova spazio nella preparazione di piatti in tutto il menù, dall’antipasto al dolce, a volte come gregario nell’esaltare note di profumi e sapori, altre come ingrediente principale, come nel caso del classico consommé al Porto, brasato al Barolo o della mia Tarte Diablo… di cui un giorno vi svelerò la segretissima ricetta 😉

Per concludere questa mia breve riflessione sull’utilizzo del vino in cucina, ritengo che anche in questo caso vi sia la dimostrazione che la vera cucina, dna dei sapori, della cultura e della storia dei territori, deve essere sempre interpretata sempre con l’equilibrio tra il rispetto delle provenienze e l’etica del non sprecare, che da sempre è stata ispiratrice e ha dato origine alla creazione delle varie ricette, e che ha sempre svolto il ruolo di recinto all’interno del quale l’arte culinaria nel tempo si è mossa. Concetto fondamentale e ultimamente troppo spesso dimenticato.

Al dunque, a mio vedere, non è uno spreco utilizzare un vino pregiato per cucinare un piatto che, grazie a questo, ne acquista di gusto in maniera unica; è uno spreco gettare un bicchiere di vino comune senza averne trovato il corretto modo di riutilizzo.